SALENTO – Sbeffeggiava la figlia adottiva di soli 9 anni per il suo aspetto fisico arrivando a definirla “una cotoletta perché grassa”. Calci e pugni, con mazze da scopa, scarpe e cinture, quando rientrava da scuola con voti bassi nonostante si disinteressasse totalmente del perché di un rendimento così scarso. E proprio all’interno dell’istituto scolastico, la ragazza, nel 2023, è riuscita a confidarsi per la prima volta. Lo ha fatto con un professore al quale ha rivelato tutte le violenze e gli abusi che andavano avanti ormai dal 2015. Offese e umiliazioni. Con le parole e la violenza. Schiaffi e pugni su tutto il corpo poi sfociati in ecchimosi.
Tirava i capelli alla figlia, la colpiva con i bastoni delle scope o con le cinture. Altre volte, le lanciava le pantofole “perché – così scrive la pm Rosaria Petrolo nella sua richiesta di rinvio a giudizio – non aveva rassettato bene casa o non era stata sufficientemente ordinata e curata nell’abbigliamento”. In altre occasioni, la obbligava ad effettuare lavori domestici con modi e toni perentori che non ammettevano alcun tipo di replica. Una mamma di mezza età, residente in un comune salentino, è finita sotto inchiesta con l’accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati dopo la denuncia presentata dai suoi due figli adottivi.
Perché nella spirale di violenza sarebbe finito anche il maschietto che, nel 2015, di anni ne aveva 10. Schiaffi, pugni, cinghiate. E in due circostanze, il ragazzino si è presentato in pronto soccorso per farsi medicare e suturare le ferite riportate al sopracciglio. Un clima di terrore instaurato dalla donna, difesa dagli avvocati Paolo Spalluto e Andrea Capone, in casa e che ha spinto il maschietto a scappare più volte da casa. Il malessere dei due ragazzini è stato intercettato dai familiari e dalla stessa dirigente scolastica dell’Istituto in cui studiava la ragazzina.
Le dichiarazioni di tutte queste persone sentite a sommarie informazioni sono confluite nel fascicolo d’indagine in cui è finita anche la documentazione medica dell’ospedale dove il ragazzino si è presentato per farsi medicare. Una perizia, disposta nel corso dell’incidente probatorio, ha poi valutato l’effettiva attendibilità delle testimonianze rese dai due minori. Ed ora la donna, una 41enne residente in un paese del Nord Salento, è finita sotto processo così come disposto dal gup Stefano Sala. Il processo si aprirà davanti ai giudici in composizione collegiale. I due ragazzi, entrambi maggiorenni, si sono costituiti parte civile con gli avvocati Fabio Corvino e Gianluca Tarantino.