LECCE – Non una partita di calcio, un incubo (per usare le parole di Gotti). Non che una sconfitta non ci stia in un campionato complicato come la serie A, ma spesso è il come a fare la differenza. Il Lecce incassa 6 reti dalla Fiorentina e, nonostante le sostituzioni avvenute nel secondo tempo (sono 30 secondi di recupero per ognuna e c’erano state quattro slot, due per la Fiorentina e due per il Lecce), l’arbitro Fourneau decide che può bastare appena giunto al 90′, continuare anche solo un secondo di più, sarebbe stato ancora più mortificante.
Ma cosa è accaduto al Lecce? Perché una prestazione così lontana dal calcio, dai valori della squadra e da quelli della società?
Le sconfitte di inizio campionato avevano un altro sapore (la partita con l’Inter sopratutto, durante la quale il Lecce è uscito a testa alta nonostante il 2-0). E quello di restare in 10 (così come è avvenuto con la Fiorentina) era un episodio già successo col Cagliari, l’unica vittoria di questo campionato (il Lecce era passato in vantaggio al 26′ con Krstovic poi aveva perso un uomo per un rosso a Dorgu nel finale del primo tempo, e ha difeso il risultato fino alla fine). A Torino, difficile trasferta, lo 0-0 suonava come una vittoria; sia per il punto guadagnato, sia per la prestazione. La sconfitta a Milano è una di quelle che una squadra come il Lecce mette in conto. Poi arriva il Parma al Via del Mare e sembra che tutto proceda come sperato: il Lecce non solo mette a segno due gol, ma può inanellare la terza gara consecutiva a reti inviolate. Poi ai gol di Dorgu (32′) e di Krstovic (59′), hanno risposto in soli due minuti in zona Cesarini: Almqvist (94′) e Hainaut (96′) per un pareggio che definire beffa è ottimistico.
In quella partita, che tanto si era messa bene, accadono però episodi che fanno emergere una tensione (giustificabile, probabilmente) che è possibile abbia dato segnali, anche non intenzionali, di alcune criticità. La reazione di Ramadani alla sua sostituzione (poi scusatosi dopo circa un mese in una conferenza stampa congiunta con il mister nel pre-gara della partita con la Fiorentina), non rispecchia – così come lo stesso Gotti ci ha tenuto a ribadire – la personalità del giocatore. Concetto evidentemente importante da sottolineare, che si è voluto ribadire anche in notevole “differita” rispetto all’accaduto.
Nella partita a Udine, però, il Lecce è meno pungente, produce meno palle gol, tiene botta per la prima mezz’ora, poi va in affanno, subisce il gioco avversario e, nonostante il tentativo di Gotti di essere più offensivo negli ultimi 30 minuti, torna a casa con una sconfitta (1-0).
Non è un campanello d’allarme, non ancora, c’è la pausa ed è tutto rimandato alla prossima… quella in casa con la Fiorentina, partita nella quale il Lecce però crolla. Tutto fa pensare di aver oltrepassato la linea del Piave. Il Lecce è opaco, una prestazione anonima, resta in balia degli avversari.
I numeri al termine dell’ottava giornata di campionato sono preoccupanti:
Tralasciando la Coppa Italia (in cui il Lecce ha vinto con il Mantova e perso col Sassuolo), ma parlando solo del campionato: i giallorossi hanno vinto una sola volta con il Cagliari, poi ci sono due pareggi, prima a Torino e poi al Via del Mare con il Parma. In tutto sono 5 le sconfitte rimediate: Atalanta (0-4); Inter (2-0) Milan (3-0); Udinese (0-1) e l’ultima quella con la Fiorentina (0-6). Dati alla mano è il peggior attacco del campionato (3 reti) e la peggior difesa (18 gol subiti. Differenza reti -15).
La partita con la Fiorentina è stata una delle peggiori prestazioni della storia: la Curva Nord per la prima volta si è lasciata andare a una contestazione dritta al presidente Sticchi Damiani (“Presidente guarda che partita!”), intonando il coro i due momenti distinti nel finale. Poi i giocatori, come ogni volta dopo il triplice fischio, si sono avvicinati agli spalti per salutare i tifosi della Nord che hanno risposto “Vergognatevi! Vergognatevi!”. Gotti non li accompagna, preferisce guadagnare la strada degli spogliatoi.
Subito dopo la gara, il presidente Sticchi Damiani rilascia ai colleghi di Tele Rama una dichiarazione:
“A me il compito in questo momento di prendere la responsabilità e cercare di trovare una soluzione, sperando ovviamente che tutti quanti possano, diciamo fino in fondo cercare, di dare il massimo e dare ancora di più. Non posso dire cullarsi sul fatto che io mi prenda le responsabilità di tutto. Io sono convinto che questa squadra ha dei valori che difenderò. E’ da inizio campionato che sto difendendo questo gruppo, il lavoro fatto e sono sicuro che la coscienza di questo gruppo ci darà le risposte e mi darà le risposte che mi aspetto”.
Il presidente ha sempre, in prima persona, voluto incontrare stampa e tifosi, proprio per la consapevolezza che una comunicazione chiara, diretta e leale tiene lontano il club dalle insidie di chi solleva dubbi o alimenta polemiche, lo aveva detto nella sua ultima conferenza stampa, rivolgendosi ai tifosi e anche agli addetti alla comunicazione, “Occhio che il giocattolo potrebbe rompersi”.
Ieri, dopo la partita, la stampa ha aspettato circa un’ora e mezza che qualcuno del Lecce parlasse. E’ arrivato solo Gotti e ha spiegato di essersi intrattenuto coi vertici della società per una riunione tecnica. L’allenatore ha chiesto scusa e ha cominciato a rispondere ai giornalisti; dice di voler trovare delle soluzioni e di voler andare avanti. Poi alla domanda se si sente in discussione, risponde “Non dovete chiederlo a me”. Passaggio che lascerebbe pensare che dalla riunione tecnica che era appena avvenuta, non c’era stato un unanime pensiero rispetto alla permanenza dell’allenatore.
Il presidente dichiara a fine partita di voler difendere il lavoro fino a qual momento svolto, e dopo più di un’ora di riunione tecnica (confronto durato abbastanza per comprendere che si erano affrontati temi e punti nevralgici del momento e durante il quale sostanzialmente era stata presa una decisone, qualsiasi essa fosse) in sala stampa arriva solo mister Gotti che fa mea culpa e dice:
“Scusate il colpevole ritardo, ma a fine partita c’è stata la necessità, l’esigenza di discutere prima nello spogliatoio insieme alla squadra […] Poi dopo ci siamo messi tra di noi, con lo staff tecnico, insieme alla dirigenza, per cercare di ragionare. […] Pensavo… è proprio vero che non bisogna basarsi sulle sensazioni sia in positivo che in negativo che si hanno durante la settimana. Nei giorni scorsi c’era stata la sensazione di avere messo a posto diverse cose, l’energia dei giocatori, l’entusiasmo […] L’inizio della partita è stato aggressivo, poi tutto è andato nella direzione sbagliata e alle difficoltà non si è più riusciti a reagire. Abbiamo dimostrato debolezza, poca personalità, una partita che è diventato un incubo. Credo che l’unica cosa veramente sensata da parte mia sia quella di chiedere scusa agli appassionati e ai nostri tifosi, con la promessa di mettere tutto quello che c’è a disposizione per la ricerca della migliore soluzione”.
Assenza di grinta; di personalità; sensazione positive durante la settimana, poi rivelatesi sbagliate; risposte che non arrivano sul campo; scuse. Sono elementi messi in luce da Gotti che non rassicurano la piazza.
Dai vertici della società tutto tace. Tuttavia che sia un momento di crisi è nei fatti.
La terza salvezza consecutiva in serie A sarebbe un record senza precedenti storici. E’ di certo, quella della massima serie, una realtà di cui Lecce e l’intero territorio sono orgogliosi, così come quello della salvezza è un obiettivo da inseguire e difendere con tutte le forze dentro e fuori dal campo; perché, riproponendo le parole di Sticchi Damiani, “Il giocattolo si può rompere”, ciò che la piazza probabilmente si domanda, ma non auspica affatto, è se le prime crepe non siano da cercare dentro.