La canapa, o cannabis, è una pianta del genere angiosperma, appartenente alla famiglia delle Cannabaceae. La specie più diffusa è la Cannabis Sativa, che comprende numerose varietà e sottospecie. Originaria dell’Asia centrale e ritenuta sacra dagli hindu, la cannabis era conosciuta nella lingua hindi con il termine ganja, spesso utilizzato ancora oggi. È generalmente ritenuta attendibile l’ipotesi secondo cui la pianta sia arrivata nelle Americhe dopo la traversata di Colombo; tuttavia, alcuni studiosi avrebbero ritrovato residui di cannabis presso numerose sepolture e persino all’interno di alcune mummie del Perù risalenti alla prima metà del XVI secolo. Ma in cosa si differenziano le diverse varietà e, quindi, i semi di marijuana presenti in commercio? Scopriamolo insieme.
I semi di canapa sono legali?
Una precisazione è d’obbligo, la legge stabilisce che l’acquisto dei semi di cannabis è autorizzato ma solo a scopo collezionistico. Infatti è legale coltivare solo fiori di canapa appartenenti al catalogo europeo delle sementi che danno origine a fiori con alto CBD e basso THC (max 0,2%), sostanza psicotropa ed illegale per la normativa italiana.
La genetica dei semi di marijuana
Originariamente le piante di cannabis appartenevano alle seguenti famiglie: Sativa, Ruderalis e Indica. Oggigiorno, a causa delle mescolanze e della coltivazione intensa cui sono soggette, è diventato pressoché impossibile ottenere una versione pura ed autentica di una di queste varietà. La maggior parte delle piante esistenti al mondo, infatti, sono specie ibride, dotate di un tipo genetico dominante, che nella quasi totalità dei casi corrisponde al genere Sativa (presente nel DNA delle piante moderne almeno per il 60%). Tuttavia, alcuni coltivatori affermano di essere riusciti a riprodurre ceppi quasi completamente puri: ecco illustrate in breve tutte le caratteristiche principali delle diverse varietà di marijuana esistenti.
– Sativa: le piante appartenenti a questa specie tendono a diventare molto alte e sottili (possono raggiungere i cinque metri d’altezza, mentre le foglie superano i dieci centimetri di lunghezza); per raggiungere la piena maturazione richiedono più tempo rispetto alle altre, ma in genere diventano più grandi, soprattutto se confrontate con quelle di Indica. Questa varietà è coltivata soprattutto per uso tessile e edile, ma anche per la produzione di carta; in ambito medico, invece, viene utilizzata nel trattamento del glaucoma e, in alcuni Paesi, viene impiegata anche come analgesico e antidolorifico.
– Ruderalis: si tratta del ceppo meno abbondante in termini di THC, motivo per il quale queste piante sono state spesso incrociate con altre più potenti quali la Sativa e l’Indica. Il nome botanico scelto per la sua classificazione riporta alla capacità di questa pianta di svilupparsi anche in aree geografiche caratterizzate da un clima piuttosto rigido e dalla capacità di infestare determinati terreni in assenza di concorrenti. L’uso di questa varietà è in grande ascesa negli ultimi tempi, soprattutto grazie alla pratica dell’ibridazione; è infatti possibile incrociare tale varietà con altri ceppi di Cannabis Indica e Sativa, in modo da creare nuove specie che possano racchiudere le principali caratteristiche delle diverse varietà (contenuto elevato di CBD o THC, elevata resistenza all’umidità e al freddo e così via).
– Indica: questo ceppo proveniente dall’India (come suggerito dal nome) è caratterizzato da piante basse e cespugliose. Queste tendono a maturare più rapidamente rispetto a quelle appartenenti al genere Sativa e producono molte cime, particolarmente resinose e, quindi, ricche di sostanze oleose.
– Ibridi: oggigiorno, le piante ibride sono le più comuni in assoluto. Costituite da due o più delle specie appena indicate, in genere vedono una dominanza della Sativa o dell’Indica, oppure percentuali grosso modo simili. Grazie alla pratica dell’ibridazione, numerosi coltivatori hanno realizzato incroci dalle caratteristiche morfologiche uniche.
Come scegliere i semi di canapa?
Chi desidera scegliere semi di canapa più adatti alle proprie esigenze deve porsi alcune domande prima di procedere con l’acquisto. Non bisogna dimenticare, infatti, che tali piante necessitano di spazio e luce a sufficienza, elementi fondamentali per la loro crescita. Anche la temperatura dell’ambiente in cui vengono messe a dimora è un fattore molto importante. Ecco di seguito alcune delle domande che ciascun acquirente dovrebbe porsi prima di acquistare semi di cannabis.
– Lo spazio di cui dispongo sarà sufficiente anche quando la pianta avrà portato a termine la sua crescita?
– Qual è la temperatura dell’abitazione o del luogo nel quale la metterò a dimora? Sono certo che si sposi perfettamente con le caratteristiche della pianta che voglio acquistare?
– L’appartamento, il terreno o il balcone su cui desidero coltivare la pianta gode di una buona esposizione? E di quante ore di luce al giorno beneficia durante le varie stagioni?
Una volta certi delle condizioni dell’ambiente in cui piantare i semi di cannabis, sarà opportuno scegliere la varietà che meglio si adatta alla sistemazione individuata. È molto importante raccogliere tutte le informazioni più utili relative alle diverse varietà disponibili in commercio, inclusi la temperatura media di cui necessitano, il tempo che impiegheranno per fiorire e tanto altro ancora.
Semi di marijuana regolari
Il rispetto della natura e dei suoi normali cicli riproduttivi è un’attitudine assolutamente degna di stima. E chi sceglie di acquistare e coltivare i semi di cannabis regolari non può che essere un amante della natura e dei suoi normali ritmi; non solo un semplice consumatore interessato a massimizzare il raccolto. Ma cosa si intende per coltivazione naturale e rispetto dei cicli riproduttivi delle piante? Vuol dire proprio questo: optare per i semi di cannabis regolari, ovvero quelli maggiormente presenti in natura e in grado di dare continuità alla specie. Questi semi restituiscono circa il 50/60% di piante femmina ed il 30/40% di piante maschio (quindi prive di cime e con forte presenza di semi); le restanti saranno invece ermafrodite (queste ultime offrono sia semi che cime fiorite). Quando si parla di semi regolari, molti coltivatori sono portati a pensare: cosa me ne farò di tutte le piante maschio ed ermafrodite che avrò ottenuto? È presto spiegato. Sarà possibile riutilizzare i semi delle piante maschio, che una volta piantati restituiranno nuove piante femmina. Naturalmente ciò avverrà sempre con una possibilità pari al 50/60%, legata alle condizioni in cui i semi verranno fatti germinare, oltre che alla genetica dei semi stessi. Sarà invece possibile utilizzare i semi ottenuti dagli ermafroditi per creare varietà nuove di zecca. Ne consegue che i semi regolari sono quelli più indicati per coloro che desiderano coltivare numerose piante e che dispongono dello spazio adeguato per farlo.
Semi di marijuana femminizzati
Come già affermato in precedenza, acquistando semi regolari si otterrebbero piante maschio e piante femmina. Esiste però la possibilità di acquistare semi di cannabis femminizzati, i quali sono in grado di aumentare le possibilità di ottenere piante femmina. Statisticamente, le possibilità di ottenere una pianta femmina con questi semi passa dal 50% al 95%. Insomma, stiamo parlando di un’opportunità eccezionale, a disposizione di tutti coloro che desiderano raccogliere quante più cime possibili. Ma a cosa corrisponde quel restante 5%? Nonostante un seme femminizzato non possa produrre una pianta maschio, determinate condizioni ambientali, tra cui cicli di luce irregolari, sbalzi di temperatura frequenti, una crescita scarsa della pianta, danni fisici, livelli eccessivi di umidità e conseguente presenza di muffa, possono rendere alcuni ceppi ermafroditi. In ogni caso, una pianta ermafrodita è in grado di produrre cime a sufficienza, oltre che semi da reimpiegare in un secondo momento. Inoltre, è sempre molto importante ricordare un concetto che sta alla base della coltivazione dei semi di maria: un seme femminizzato è ottenibile con due piante femmina, delle quali una ermafrodita. Ecco spiegato perché le piante ermafrodite vengono largamente utilizzate per ottenere le tantissime varietà speciali presenti sul mercato attuale.
Semi di cannabis auto-fiorenti
Sia i semi femminizzati che quelli regolari sono reperibili anche nella loro versione auto-fiorente. Ma cosa vuol dire e come si comportano questi particolari semi di maria? I semi auto-fiorenti sono una varietà capace di passare dalla fase vegetativa alla fioritura nel giro di pochissimo tempo: in genere, impiegano non più di 2-4 settimane. Ma la cosa più interessante è che riescono a portare a termine questo step in maniera del tutto autonoma, senza che il coltivatore debba intervenire modificando i cicli di luce. Quando si coltivano semi di marijuana regolari, infatti, è necessario ricordare di modificare la quantità di luce garantita alla pianta durante uno dei giorni del fotoperiodo. Ciò serve a favorire il passaggio dalla fase vegetativa alla fioritura, che in assenza di questo piccolo accorgimento potrebbe risentirne negativamente. Chi utilizza semi auto-fiorenti, invece, non è tenuto ad intervenire in alcun modo. Proprio questo motivo fa dei semi di marijuana auto-fiorenti l’opzione più indicata per i principianti e gli utenti con poca esperienza. Insomma, qualsiasi coltivatore alle prime armi dovrebbe optare per i semi auto-fiorenti, in modo da ottenere la fioritura senza essere costretto ad intervenire sui cicli di luce. Per le ragioni esposte, questi semi sono perfetti per la coltivazione outdoor, in modo da ridurre efficacemente i tempi tra un raccolto e l’altro ed ottenere persino due/tre fioriture l’anno (che normalmente avvengono tra i mesi di aprile e settembre).
Quali sono i principali vantaggi offerti dai semi di marijuana?
I vantaggi del coltivare impiegando semi di maria non vanno sottovalutati, poiché soltanto in questo modo sarà possibile ottenere varietà selezionate o da collezione senza troppi sforzi. Inoltre, va citata la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di semi e varietà: gli appassionati di questa pianta dalle nobili origini avranno l’imbarazzo della scelta e, in un secondo momento, verranno letteralmente rapiti dalla curiosità di veder crescere piante note, spesso vincitrici di importanti competizioni internazionali. Non va dimenticato, inoltre, che acquistare semi di marijuana online può evitare il fastidio di dover cercare il prodotto desiderato tra decine di attività commerciali, risparmiando tempo e fatica. Un altro fattore da tenere in considerazione è che le piante nate dai semi non possono essere soggette ad alcuna deriva genetica, spesso presenti nella crescita delle talee. Ma non è tutto: i semi di maria, infatti, producono eccellenti sistemi di radicazione, i quali garantiscono una straordinaria stabilità della pianta nel terriccio in cui sono state messe a dimora, condizione fondamentale per una resa soddisfacente. Infine, vale la pena menzionare una statistica molto importante, che mostra il principale motivo per cui i coltivatori scelgono i semi: se le talee garantiscono un tasso di successo di germinazione pari al 50%, i semi di maria hanno un tasso di germinazione che raggiunge l’87%!
Dove acquistare semi di maria online?
La maniera più facile e veloce per acquistare semi di cannabis è sul web, che propone centinaia di selezioni effettuate dai vari siti specializzati. JustBob.it è uno di questi: il portale offre un’ampia gamma di semi di marijuana ricchi di THC e CBD, dotati di un’ottima genetica e venduti a prezzi più che competitivi. Qualità del prodotto e della spedizione fanno il paio con una selezione varia e sorprendente, perfetta per tutte le necessità.